LABORATORIO APPROVATO DAL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'ASSOCIAZIONE IN DATA 20.12.10


Referente dal 2012: EDOARDO SCHIESARI

giovedì 8 novembre 2012

"Prego Dio perché il Presidente abbia successo!"

Mitt Romney e il perché della sua sconfitta 

di Edoardo Schiesari 

(già pubblicato su Retrò on line)






La notizia della vittoria di Obama, come tutti sanno, è stata accolta con enorme entusiasmo in tutto il mondo. La campagna verso la conquista della Casa Bianca, e soprattutto l’ultima, lunghissima notte dopo la chiusura dei seggi elettorali, è stata seguita anche da moltissimi europei: la tensione era elevatissima, e il testa a testa, con il lieve margine di distacco tra i due candidati e l’incertezza che ha dominato per molte ore, ha creato un supporto in parte simile al tifo calcistico: anche sui social network non mancavano frasi come “vai Obama, puoi farcela”,”forza Romney” e simili. Solo le elezioni americane sono in grado, tra gli eventi politici, di creare un coinvolgimento emotivo così facilmente percepibile.

Ora peró gli entusiasmi post elettorali sono destinati a spegnersi, ad essi bisogna sostituire un’analisi accurata di ciò che proprio da queste elezioni è emerso. Perché le difficoltà economiche che questo paese dovrà affrontare, e il modo in cui riuscirà (o meno) ad uscirne fuori avranno delle consegueze dirette sull’andamento fiscale del vecchio continente. quindi, come dagli stati Uniti si è diffusa la crisi, alloo stesso modo e dagli Stati Uniti che si aspettano speranzosi i primi segnali di crescita.

Il primo elemento che salta subito all’occhio è la profonda divisione politico-ideologica che ancora attanaglia il paese: divisone che, come ha nobilmente auspicato Romney nel breve discorso pronunciato dopo la sconfitta, deve assolutamente essere superata per trovare dei compromessi tra i partiti con cui risolvere le questioni finanziarie ed evitare il tracollo.
I motivi sono semplici. Da un lato il Congresso è dominato da una maggioranza Repubblicana, che se non accetterà di venire a patti non consentirà il vaglio delle misure prese da Obama: problema che si è già presentato nel mandato precedente, (si ricordi il caso della riforma sanitaria) ma che questa volta potrebbe rivelarsi fatale.

Dall’altro c’è la divisione ideologica: le opinioni sui temi sociali come l’aborto, o la liceità di matrimoni e adozioni gay, sono ancora così discordanti che non è possibile per chi è al governo, prendere una decisione che metta d’accordo tutti.

Ecco quindi spiegato il perché della sconfitta di Romney, nonostante il malcontento ampiamente diffuso nei confronti del Presidente e la scadente prestazione al primo dei due dibattiti televisivi tra i candidati avrebbero potuto favorirlo: Romney, anche durante la sua campagna, non è stato in grado di presentarsi come Presidente di tutti i cittadini. E’ rimasto ferreo sulle posizioni profondamente contrarie a queste richieste di “innovazione sociale”, a cui sono favorevoli cittadini sempre più numerosi. Si è mostrato distaccato, sordo alle esigenze della gentecomune, attento solo alle paure dei ricchi: ci è voluto l’intervento della moglie per tentare di far capire che anche Romney possiede un’emotivtà, dei sentimenti. il culmine è stata la sua famosa gaffe ripresa in un video amatoriale, in cui con tremenda sincerità afferma che “non mi preoccupo dei poveri, vivono alle dipendenze del governo, e non pagano le tasse”. Lì lui si è condannato alla sconfitta: ha suscitato il ribrezzo non solo di chi è sempre stato filodemocratico, ma anche dei repubblicani moderati non avversi ai ceti sociali meno abbienti, e si è sicuramente “giocato” il voto dei numerosissimi delusi che nel 2008 avevano votato Obama, e che sarebbero stati disposti a dare la propria fiducia ad un candidato diverso.
Ma come può un paese affidarsi ad un uomo così chiuso mentalmente, quando non c’è più una maggioranza di cittadini protestanti ricchi a costituire la classe più numerosa, ma ci sono minoranze etniche (come quella ispanica provenienti da Messico e Sud America) stanno diventando sempre più numerose?

Ora però che la vittoria è stata ottenuta, c’è bisogno di un Obama determinato a superare queste difficoltà. Il timore della caduta del governo, la paura di fare scelte impopolari non può ostacolare la sua azione politica: serve coraggio, serve razionalità, e servono delle capacità comunicative (che tanto mancano al nostro governo tecnico) con cui spiegare e far accettare agli americani i sacrifici che verranno imposti, senza però cedere al populismo da applausi facili.

Non tacciatemi di megalomania, ma penso di interpretare correttanente il pensiero comune, se affermo che noi italiani ci associamo a Romney quando dice “prego Dio che il Presidente abbia successo”.

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