LABORATORIO APPROVATO DAL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'ASSOCIAZIONE IN DATA 20.12.10


Referente dal 2012: EDOARDO SCHIESARI

lunedì 26 novembre 2012

L'ALFIERI a "SCUOLA APERTA" su Q TV

fra qualche giorno sarà on line 

SCUOLA
APERTA


sul nostro canale 
Q TV di Youtube 
un video dell'Associazione Quintiliano
realizzato al 
Salone dell'Orientamento 
ORIENTARSI 
organizzato dalla Provincia di Torino


ringraziamo quanti hanno accettato le interviste
finalizzate a un'ulteriore divulgazione 
attraverso i social network
delle realtà scolastiche
a beneficio dei futuri studenti della scuola secondaria di secondo grado

lunedì 12 novembre 2012

Grillo:"Fuori il piemontese Biolè

di Edoardo Schiesari


Siamo alla degenerazione. Il M5S si sta mostrando completamente diverso da come ce lo si aspettava. Inizialmente si era presentato come alternativa valida ai partiti per guidare il Paese, partiti che effettivamente dimostrano di essere incapaci di agire concretamente perché dominati da interessi personali di molti militanti che poco hanno a che fare con il bene pubblico e perché gran parte dei politici si è rivelata incompetente, impreparata e molto incline al cedere all’illegalità pur di accumulare e mantenere benessere e prestigio. Fin qui, nulla da obbiettare.
Come non vi è nulla da contestare quando Grillo afferma di volere un movimento politico che non gravi economicamente sulla vita dei cittadini, e che le qualità peculiari dei suoi componenti devono essere la preparazione e l’onestà: anzi, sarebbe da auspicare che diventasse il principio base per ottenere la tessera di qualunque partito politico.
Ma adesso la situazione sta precipitando: Grillo sta assumendo dei comportamenti da “padre-padrone” (come lo definisce Libero) nei confronti dei suoi militanti, che purtroppo ricordano moltissimo l’atteggiamento che in passato ha assunto Berlusconi con i suoi: come dimenticare l’invito rivolto dall’ex premier a Iva Zanicchi, eurodeputata del Pdl, ad abbandonare gli studi dell’Infedele, il talk show condotto da Lerner su La7, dopo un servizio sul caso Ruby-Minetti?
Martedì scorso il consigliere regionale del movimento in Piemonte, Fabrizio Biolè, è stato “scomunicato” dal M5S, decisione presa unicamente da Grillo e che gli è stata comunicata tramite una raccomandata redatta dall’avvocato del comico genovese. Formalmente il motivo è la sua partecipazione politica a due precedenti candidature, sotto il marchio di un vero e proprio partito. Ma questa è una palese contraddizione: come poteva non esserne a conoscenza Grillo già al momento della sua iscrizione al movimento, dopo che lui stesso è così selettivo nella nomina dei membri?
Appresa questa notizia, Biolè ha immediatamente espresso il suo rammarico sui social network, e le malelingue, tra cui un certo Federico Faenza, hanno sottolineato come non possa essere nemmeno verosimile che questa sia la vera causa, ma che il motivo più probabile sia il sostegno del consigliere espresso nei confronti di Federica Salsi, la grillina che è stata massacrata da Grillo dopo la sua partecipazione a Ballarò, e che rischia di fare una fine (politica) analoga a quella di Biolè.
Qualunque sia il vero motivo, è scorretto l’atteggiamento di Grillo nei confronti di chi partecipa al suo movimento, perché deve comunque essere mantenuta intatta la libertà di parola e di pensiero, ed è essenziale che ci siano opinioni discordanti in una stessa fazione politica: come rendersi conto, se no, degli errori che si compiono? Sopprattutto se si tiene a mente che il comico aveva inizialmente dichiarato di essere puramente un sostegno per i militanti, e che non li avrebbe condizionati o tanto meno controllati.
Nel caso in cui invece l’espulsione di Biolè nasca solamente dai suoi “precedenti politici”, sorge un’osservazione spontanea: perché dare importanza ad un aspetto così limitato, dopo che il consigliere si è rivelato onesto, preparato e disposto a rinunciare ai privilegi che giustamente Grillo contesta ai politici? Non è forse la sostanza che conta, le capacità e l’impegno disinteressato, che deve determinare il giudizio su una persona, e non il marchio politico? A queste domande, si sa, Grillo non darà risposta: non accetta nemmeno un rapporto coi giornalisti!
Forse ci dedicherà qualche frase lapidaria sul suo blog: sempre a senso unico, sempre in assenza di qualcuno che obietti o contraddica le sue sententeze, ma sempre meglio del silenzio indifferente.

l'articolo è già stato pubblicato su Retrò
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giovedì 8 novembre 2012

"Prego Dio perché il Presidente abbia successo!"

Mitt Romney e il perché della sua sconfitta 

di Edoardo Schiesari 

(già pubblicato su Retrò on line)






La notizia della vittoria di Obama, come tutti sanno, è stata accolta con enorme entusiasmo in tutto il mondo. La campagna verso la conquista della Casa Bianca, e soprattutto l’ultima, lunghissima notte dopo la chiusura dei seggi elettorali, è stata seguita anche da moltissimi europei: la tensione era elevatissima, e il testa a testa, con il lieve margine di distacco tra i due candidati e l’incertezza che ha dominato per molte ore, ha creato un supporto in parte simile al tifo calcistico: anche sui social network non mancavano frasi come “vai Obama, puoi farcela”,”forza Romney” e simili. Solo le elezioni americane sono in grado, tra gli eventi politici, di creare un coinvolgimento emotivo così facilmente percepibile.

Ora peró gli entusiasmi post elettorali sono destinati a spegnersi, ad essi bisogna sostituire un’analisi accurata di ciò che proprio da queste elezioni è emerso. Perché le difficoltà economiche che questo paese dovrà affrontare, e il modo in cui riuscirà (o meno) ad uscirne fuori avranno delle consegueze dirette sull’andamento fiscale del vecchio continente. quindi, come dagli stati Uniti si è diffusa la crisi, alloo stesso modo e dagli Stati Uniti che si aspettano speranzosi i primi segnali di crescita.

Il primo elemento che salta subito all’occhio è la profonda divisione politico-ideologica che ancora attanaglia il paese: divisone che, come ha nobilmente auspicato Romney nel breve discorso pronunciato dopo la sconfitta, deve assolutamente essere superata per trovare dei compromessi tra i partiti con cui risolvere le questioni finanziarie ed evitare il tracollo.
I motivi sono semplici. Da un lato il Congresso è dominato da una maggioranza Repubblicana, che se non accetterà di venire a patti non consentirà il vaglio delle misure prese da Obama: problema che si è già presentato nel mandato precedente, (si ricordi il caso della riforma sanitaria) ma che questa volta potrebbe rivelarsi fatale.

Dall’altro c’è la divisione ideologica: le opinioni sui temi sociali come l’aborto, o la liceità di matrimoni e adozioni gay, sono ancora così discordanti che non è possibile per chi è al governo, prendere una decisione che metta d’accordo tutti.

Ecco quindi spiegato il perché della sconfitta di Romney, nonostante il malcontento ampiamente diffuso nei confronti del Presidente e la scadente prestazione al primo dei due dibattiti televisivi tra i candidati avrebbero potuto favorirlo: Romney, anche durante la sua campagna, non è stato in grado di presentarsi come Presidente di tutti i cittadini. E’ rimasto ferreo sulle posizioni profondamente contrarie a queste richieste di “innovazione sociale”, a cui sono favorevoli cittadini sempre più numerosi. Si è mostrato distaccato, sordo alle esigenze della gentecomune, attento solo alle paure dei ricchi: ci è voluto l’intervento della moglie per tentare di far capire che anche Romney possiede un’emotivtà, dei sentimenti. il culmine è stata la sua famosa gaffe ripresa in un video amatoriale, in cui con tremenda sincerità afferma che “non mi preoccupo dei poveri, vivono alle dipendenze del governo, e non pagano le tasse”. Lì lui si è condannato alla sconfitta: ha suscitato il ribrezzo non solo di chi è sempre stato filodemocratico, ma anche dei repubblicani moderati non avversi ai ceti sociali meno abbienti, e si è sicuramente “giocato” il voto dei numerosissimi delusi che nel 2008 avevano votato Obama, e che sarebbero stati disposti a dare la propria fiducia ad un candidato diverso.
Ma come può un paese affidarsi ad un uomo così chiuso mentalmente, quando non c’è più una maggioranza di cittadini protestanti ricchi a costituire la classe più numerosa, ma ci sono minoranze etniche (come quella ispanica provenienti da Messico e Sud America) stanno diventando sempre più numerose?

Ora però che la vittoria è stata ottenuta, c’è bisogno di un Obama determinato a superare queste difficoltà. Il timore della caduta del governo, la paura di fare scelte impopolari non può ostacolare la sua azione politica: serve coraggio, serve razionalità, e servono delle capacità comunicative (che tanto mancano al nostro governo tecnico) con cui spiegare e far accettare agli americani i sacrifici che verranno imposti, senza però cedere al populismo da applausi facili.

Non tacciatemi di megalomania, ma penso di interpretare correttanente il pensiero comune, se affermo che noi italiani ci associamo a Romney quando dice “prego Dio che il Presidente abbia successo”.

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